Transfert

Transfert

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Il transfert (o traslazione) è un meccanismo per il quale ogni individuo tende a spostare schemi di sentimenti e pensieri relativi a una relazione significante su una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale. Il processo è largamente inconscio, il soggetto non comprende completamente da dove originino tali emozioni, sentimenti e pensieri. Il transfert è fortemente connesso alle relazioni oggettuali della nostra infanzia e le ricalca.

Indice

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Il transfert nella relazione psicoanalitica [modifica]

Il transfert è presente in ogni tipo di relazione interpersonale, ma cornice di un trattamento analitico è la sede elitaria per il dispiegarsi del suddetto. In psicoanalisi, benché ogni scuola o orientamento della medesima abbia un suo punto di vista più o meno simile nella teoria e nella conseguente pratica della gestione del transfert, si può dire in generale che tale meccanismo naturale viene utilizzato, o comunque dovrebbe essere utilizzato, da colui che è posto nella relazione nel ruolo dell’analista, a fini terapeutici ovvero per portare avanti e infine a compimento il processo psicoanalitico.

Il transfert è praticamente una normale proiezione che può essere positiva (transfert positivo), con connotazioni di stima, affetto, amore per il partner della relazione, oppure avere una valenza negativa (transfert negativo) quando le emozioni che vengono messe in gioco dal transfert sono per lo più di competitività, invidia, gelosia, aggressività.

Nell’ambito del colloquio clinico, nella relazione tra analizzato e analista per lo più nel linguaggio che descrive questo tipo di relazione, viene comunemente usato il termine di transfert al posto di quello di proiezione.

La relazione tra analista e analizzato è infatti paragonabile a una qualsiasi storia d’amore, dove forze di attrazione e anche forze di repulsione hanno modo di dispiegarsi. Sta alla capacità dell’analista e alla buona volontà dell’analizzato saperle gestire nel migliore dei modi.

In questo gioco di forze emotive affettive anche l’analista è pienamente coinvolto, si parla infatti nel gergo proprio di questa nuova disciplina, di controtransfert per intendere la reazione immediata emotiva e affettiva al trasfert del paziente da parte di chi dovrebbe sostenere la funzione analitica ed è qui che l’analista che sa il suo mestiere può mettere in atto le sue capacità che consistono fondamentalmente nel riuscire a prendere distanza dal suo stesso immediato sentire il transfert del paziente.

Questa capacità non è richiesta al paziente proprio per il suo essere nel ruolo di paziente, ma la sua emancipazione da questo ruolo avviene proprio nella misura in cui anch’egli apprende dall’esempio e quindi dalla conoscenza dell’analista a prendere distanza da questo suo immediato sentire che produce il transfert.

L’azione dell’analista in questo modo oltre a testimoniare la potenza del metodo analitico e della funzione analitica conduce a dissoluzione la dipendenza del paziente dall’analista come figura autoritaria sia pure solo conoscitiva che era stata indotta da un transfert non risolto o non del tutto risolto nella vita quotidiana dove come si sa la dipendenza per lo più viene valutata modalità normale del relazionarsi umano in quanto appunto fa norma.

Il fenomeno del transfert e la "scienza" alchemica [modifica]

Il dottor Carl Gustav Jung psichiatra e pioniere della psicoanalisi ha trovato come quanto l’alchimia ha descritto del processo di trasformazione dei metalli costituisca inconsciamente anche una lucida e preveggente illustrazione di quanto accade realmente nella pratica del trattamento del trasfert ad opera dello psicoanalista rivolto anch’egli ad un’opera di trasformazione sia pura di natura esclusivamente psichica e non metallurgica.
Il dottor Jung diede alle stampe nel 1946 "Psicologia del transfert" che contiene le sue riflessioni su questo parallelismo incontrovertibile esaminando e commentando minuziosamente con questo criterio, quadro per quadro, le illustrazioni del "Rosarium Philosophorum" antichissima opera alchemica.

Bibliografia [modifica]

Voci correlate [modifica]

growing and self changing

"non c’è cambiamento della relazione se non a partire da sè così come c’è un problema psicoanalitico (o dell’inconscio) dovunque c’è transfert e relazione con gli altri e c’è crescita personale quando anche nella più insopportabile sofferenza si riafferma una personale responsabilità."

Spirito Interiore

ho capito con l’esperienza
[del dolore e della gioia disillusa]
che la fonte del nostro male
è dentro e non fuori di noi.

ho vissuto una vita
lamentando
il male che avevo ricevuto
senza contare invece
le scelte e le non scelte numerose
che avevo fatto io.

quello che adesso io pago
dei fallimenti che mi hanno circondato,
ebbene adesso che ne ho assunto
la totale e piena responsabilità
adesso ne porto meno il peso
non mi sento più schiacciato ed oppresso dal fato
e non attendo più una Salvezza che venga da fuori
sia esso Dio o altro Uomo
[e quanto invece ho atteso e pregato
che l’altro mi salvasse]

Anima mia tu sola mia salvezza
Animo mio tu sola mia forza

The Black King

Rinunce

Rinunciare a una cosa che ti faceva sognare e volare in alto
per dar prova di avere una testa sulle spalle
ma rinunciare ad un sogno.

Rinunciare a lamentarsi
perchè nonostante gli sforzi
quello che affermi non è leggibile
e le logiche che vanno fuori sono altre
e non c’è dolo nell’altro che non ti riconosce
ma solo che il mondo non ti vede
perchè non sei stato capace di mostrarti.

Rinunciare a credere
che quello che stai facendo
è qualcosa che resterà
e che ha una portata
talmente vasta
che non si potrà negare mai
e pensavi che era talmente evidente
come un sole splendente di oriente.

Sperare un nuovo giorno
che ti faccia superare
questo momento
di accanimento
che ti toglie il respiro,
mentre ti fiacca nel corpo
non lasciandoti riposare
ti frusta nell’anima.

[E’ solo lavoro si dice
ma quanto ci hai messo dentro di te.
Solo tutto il tuo tempo
che non hai vissuto
le serate che non hai sorriso
i mattini che non avevi fiato.
e ti senti schiavo moderno
fiaccato sotto una piramide eterna]

Ma forse quello che vedi
è lo specchio della tua vita,
un contrappasso oscuro e leggero
che ti accompagna e non ti da tregua
e hai il terrore
che forse tutto sia voluto da te
che te lo sei scelto come punizione divina
perchè non ti attribuisci
il diritto di essere vivo e felice.

Parole in libertà
che mi fanno pensare
a situazioni vicine
che leggo dentro un po’ a tutti
e che non agitano solo me.

_________________________
Voglio il mio tempo per sognare
Voglio il diritto di tirare il fiato
Voglio poter vivere il mio sogno
ma sostanzialmente
Voglio un riconoscimento di me
Voglio avere la fiducia dall’altro
Voglio pensare di poter avere un diritto
________________________

P.S. stanotte sono un po’ troppo pretenzioso
ma sono solo un poco stanco
di trottare senza vedere la luce in fondo al tunnel
e la tensione lavorativa si accanisce sulla mia spalla dolente 🙂
mentre devo rinunciare
a un bel corso che volevo fare.
Imparare a rinunciare:
mi pare di rinunciare già a molto,
ma ce la posso fare:
devo crescere e non posso solo stare a sognare

da Dentro per Fuori e da Fuori per Dentro

voglio parlare di entrare Dentro a un Problema, conoscerlo.
voglio parlare di portare Fuori il nostro Quore, donarlo.

Conoscerlo è starci Dentro completamente e dominarlo conoscendone le cause, avendo compreso i minuscoli dettagli e i meccanismi di funzionamento..

E il Problema può essere sia Fuori che Dentro di noi

Ed ecco la antichissima metafora del Labyrinthos

proviamo a percorrerlo da Fuori per Dentro

Cercando la conoscenza la prima via sembra facile, il problema sembra lineare la soluzione vicina e ci si avvicina velocemente.

ma subito si trova un ostacolo, un muro e si inizia a guardare il problema da mille angolazioni spezzettandole e facendo numerose osservazioni ci se ne allontana sempre di più rimanendo in un contesto superficiale.

ma se il Problema ci rode e ci attanaglia Cercando la via, se saremo costanti e pazienti arriverà un momento in cui la via ritorna diritta e ci riporta alle condizioni quasi iniziali ci rituffiamo ancora e ci sembra di esserci ma il muro di nuovo devia e allora ancora procediamo percorrendo incessanti e tenendo d’occhio il Quore del Problema ci giriamo intorno e ancora ci siamo vicinissimi ma ancora ne siamo separati che non riusciamo a prenderlo e così ce ne allontaniamo ancora.

Questo momento è cruciale. Se desistiamo saremo persi perchè tornare a ritroso nel labyrinthos senza essere arrivati alla meta ci porterebbe a perdere ogni senso di orientamento e a non sapere più dove siamo cosa siamo cosa facciamo, e non riusciremmo neanche ad uscirne che nel tentativo di uscirne saremmo altrettanto scoraggiati che torneremmo ancora una volta sui nostri passi e il nostro percorso diventerebbe un eterno vagare fra Dentro e Fuori senza raggiungere mai nè l’ uno nè l’altro.

Invece se siamo ancora capaci di lottare e di seguire il nostro percorso di conoscenza saremo in grado di apprendere altre posizioni e altri modi, osservandoci mentre percorriamo verso la meta a un certo punto essa si svelerà completamente e riusciremo a penetrare nel Quore.



Rigiriamo il contesto, c’ è un Quore interiore che vorremmo portare Fuori e renderlo disponibile per gli altri. (ma pensiamo anche a un’idea, un sentimento, qualcosa di forte del nostro animo o della nostra anima che vogliamo donare fuori agli altri)

Sembra facile.

All’inizio si procede spediti,
ma subito si trova il muro della incomprensione, si comincia a cercare di svicolare ma ci si annoda sempre di più per le difficoltà di comunicazione e si ripiega dentro di noi nel nostro essere (non sono capito, non sono niente devo essere solo per me stesso)

Se non si desiste annodandosi nella nostra interiorità si continua a cercare osservandosi da dentro perchè prima occorre capire noi stessi per potere essere in grado di portare Fuori il nostro Quore, si ritrova la strada e a un certo punto sembra proprio che ci siamo la metà è vicina ma ci sbagliavamo, e allora  se qui ci si perde e si desiste tornando indietro sui nostri passi richiamo di perderci e di seguito se cambieremo direzione più volte continueremo a percorrere avanti e indietro il nostro labyrinthos senza trovare mai una direzione e una via di uscita.

Se invece continuiamo a procedere nella nostra direzione iniziale infine nel tentativo di uscirne ma dobbiamo esplorare tutta la superficie che ci separa dal Fuori per ritornare invece a ricondurci all’interno nello sforzo di comprendere la via e di comprenderci e così alla Fine quando tutto sembrava impossibile e ci sembrava di non trovare la soluzione che ci potesse salvare, essendo di nuovo inviluppati nella nostra interiorità, in quel momento si spalanca il percorso per arrivare al nostro successo e riusciamo finalmente ad rendere il nostro Dentro visibile e comprensibile per gli altri, il nostro Fuori.

Il croco splendente

Tartassato dalla tecnologia telefonica e dall’influenzina di inizio inverno
mentre mi vengono addebitati traffici non richiesti e inconsapevoli.. alla ricerca di un poco di pace nel magma lavorativo, alla costante ricerca di spazi e di mondi dove poter vivere un contesto di normale e banale quotidianità.  … è necessaria una bella boccata di ossigeno montaliano


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.


Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!


Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


(Eugenio Montale, Ossi di seppia)

Ieri al corso di recitazione, leggendo un’altra poesia di Montale che mi è nel Quore per vari intrecciati risvolti [ ricordare bene nella consapevolezza di non poter rivivere neanche il ricordo ], l’impappinamento è stato totale, l’idea di tirar fuori le mie lacrime sedata a forza concentrandomi nell’ascolto dei compagni di corso. Forte emozione che mi ha condizionato nella emissione dei suoni in quel frangente ripullulante di vortici e vertigini della Casa dei Doganieri.

Ritenterò ancora cercando stavolta di starmene saldo sull’orlo dell’abisso, ancorato alle cose preziose che ho idea che non mi possano abbandonare mai..

.. e cos’altro più di me stesso? anche se a volte mi perdo forse oggi inizio ad avere la forza di ricompormi.. e lo devo solo all’ascolto, alla nuova capacità di soppesare ansie ed euforie, allo sforzo di centellinare lo sconforto e la passione, a farmi bastare il poco o il tanto che spesso si trascura di avere .. spesso ho vissuto in attesa di un domani migliore con un passato pesante che affondava i miei passi nelle sabbie mobili e allentava le azioni in inazioni, oggi cerco di rinsaldare il presente che forse è l’unica cosa che sia possibile vivere.. facile a dirsi e a scriversi, un po’ meno a farsi.. ma qui sono e qui tento di razionalizzare e di imbonirmi..

Domine ad adjuvandum me, si sarebbe detto un tempo, senza trascurare che il primo migliore aiuto di noi siamo proprio noi stessi: La fortuna aiuta gli audaci e osare bisogna.

Meccanismi perversi II

Questa è facile, è l’opposto dell’altra

Analisi del Quore
Alias del Padre
ovvero projezione del Padre:
il capo, l’amore, l’amico, il collega
spesso una  figura maschile
di potere
Quore
il sottoscritto
Alias mostra una certa benevolenza nei confronti di Quore e apprezza e riconosce le sue qualità. Quore è felicissimo e perde completamente la testa sentendosi obbligato a mostrare la propria riconoscenza e condiscendenza verso Alias in modo anche innaturale e molto al di là delle aspettative di Alias

Alias dimostra di avere tutt’altre intenzioni

B-|   

Quore sottoterra

:-/


questo mi ha provocato non pochi guai nella vita, fidarsi del primo bellino che ti faceva un sorrisetto e che mostrava un interesse per me.. compreso forse l’essermi innamorato seriamente di 2 donne :-O